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ciao
[Translate to English:] [TEST] L’astronauta politecnica pronta a salire sulla ISS
Grazie alla collaborazione con ASI sei astronauti hanno visitato la Galleria del Vento del Politecnico e fatto un bagno di folla fra studenti appassionati di spazio, che li hanno sommersi di domande.
Oltre ad Anthea Comellini erano presenti all’incontro organizzato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Aerospaziali (DAER): Franco Malerba, Italian Astronaut; Andrea Patassa, ESA astronaut reserve; Hazzaa Ali AlMansoori, Emirati astronaut; Sara Sabry, Blue Origin astronaut.
Alumna in ingegneria aerospaziale del Politecnico, una massa di ricci e un largo sorriso, Anthea ha 32 anni è originaria di Chiari, in provincia di Brescia ed è stata selezionata dall’ESA fra 23.000 candidati come astronauta di riserva. Ci ha spiegato cosa vuol dire e come si sta addestrando per prepararsi a un prossimo volo.
Con lei abbiamo scoperto cos’è il LEO, come si può fluttuare in una piscina galleggiante che simula le passeggiate extraveicolari e quanto sia importante anche per gli astronauti avere competenze di medicina e di fotografia. Senza troppi grilli per la testa, ma lavorando passo dopo passo, ci ha dimostrato come si possono raggiungere grandi obiettivi con determinazione e tanta passione.
Quando ha capito che lo spazio era nel suo destino?
Fin da piccolissima mi affascinavano lo spazio e l’aeronautica.
Da un lato ero attratta dai pionieri e dagli esploratori e dall’altra c’era proprio la passione. Ero una grande fan di Star Wars, e da piccolina guardai Armageddon e quando vidi lo Space Shuttle sulla rampa di lancio mi brillavano gli occhi, ma lì ancora pensavo che fosse un film, una finzione.
Mi appassionava molto vedere le cose che noi uomini riuscivamo a creare, ma in realtà non è mai stato un chiodo fisso, anzi sognavo di fare la scrittrice, poi la biologa marina, poi pian piano crescendo e conoscendo nuove materie ho capito che erano la matematica e la fisica le materie più affini a me. Arrivata alla scelta dell’università ero indecisa fra entrare all’Accademia aeronautica o fare una scelta più tecnico scientifica. E poi ho capito che preferivo imparare come costruire gli aerei piuttosto che come pilotarli.
E quindi come ha lavorato per raggiungere questo obiettivo, per arrivare dove è adesso?
Con la testa bassa, passo dopo passo, puntando a raggiungere un obiettivo per volta, prima gli esami cercando di mantenere la media alta per accedere alle borse di studio, poi la doppia laurea in Francia, poi la scelta della specialistica in aeronautica. Sono state tutte scelte consapevoli, che sono maturate sulla base degli elementi che avevo al momento, senza proiettarmi troppo in avanti.
Cosa vuol dire essere un’astronauta “di riserva” come è lei adesso, che ha sbaragliato la concorrenza, solo in 17 su 23.000 avete superato la selezione e lei è l’unica italiana!
Sì, l’ESA indice una selezione ogni 10, 12 anni. Quindi quella del 2022 è stata la prima dopo il 2009 e la prima in cui, oltre agli astronauti di carriera, che hanno iniziato subito l’addestramento venendo assunti dall’ESA, c’è anche un gruppo di 11 ragazzi e ragazzi di riserva. Per riserva non si intende i panchinari che corrispondono a un titolare, ma significa che noi abbiamo mantenuto il nostro lavoro, quindi abbiamo la possibilità di continuare a progredire nelle nostre carriere, ma nel frattempo abbiamo delle opportunità di addestramento. Ad esempio stiamo per iniziare un percorso di sei mesi di addestramento, dilazionati in tre sessioni da due mesi per permetterci di continuare a lavorare. E poi nel caso ci sia un’opportunità di missione a quel punto veniamo assunti dall’ESA a tempo determinato o indeterminato, questo dipende dal tipo di missione alla quale siamo assegnati, a quel punto completiamo l’addestramento ed effettuiamo una missione.